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Il recente Decreto TM Agricoltura, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, introduce nuove regole per gli impianti agrovoltaici, escludendo quelli a terra e lasciando spazio a molte incertezze normative. Le disposizioni relative al PNRR e alle autorizzazioni sollevano dubbi e preoccupazioni nel settore energetico, con impatti significativi sugli investitori e sui progetti in corso.


Mi è stato chiesto da più parti cosa ne penso dell’ultimo decreto TM agricoltura, che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale mercoledì della settimana scorsa, e voglio cogliere l’occasione per rispondere a tutti quelli che mi hanno rivolto questa domanda.

Intanto, il decreto non parla di agrovoltaico in generale ed esclude tutti gli impianti in campi agricoli cosiddetti “a terra”. Ci sarebbe molto da dire su cosa vuol dire “a terra”, non c’è una definizione univoca. Il riferimento che fa il legislatore è incorretto e non chiarisce questo punto. Ovviamente, il mercato sa cosa vuol dire: si intende con questa dizione, non certo tecnicamente corretta, un impianto in un suolo agricolo fatto ai fini di produrre elettricità senza cura delle attività agricole, preesistenti o non esistenti.

Quindi, l’agrovoltaico è trascurato e resta aperto il dubbio di cosa potrà passare attraverso questa, chiamiamola pure, “tagliola” dell’ultimo momento, forse per motivi elettorali. 

C’è poi un’altra questione, oltre a quella del PNRR. Le ultime due righe dell’articolo di questo decreto ministeriale relativo all’agricoltura affermano che sarebbero esclusi dalla tagliola tutte le procedure abilitative, autorizzatorie o di valutazione ambientale già avviate alla data di entrata in vigore.

Ora, cosa vuol dire “procedura abilitativa già avviata”? Non è per niente chiarito e aspettiamo su questo un chiarimento, perché tutto è in avviamento. Ovviamente, ritengo che ci vogliano dei paletti. La cosa più probabile è che il primo vero punto in cui c’è già un impegno da parte dell’investitore e del progettista è quello di avere ottenuto la proposta di connessione e averla approvata, avendo pagato l’anticipo richiesto dall’ente erogatore, Terna. 

Questo dovrebbe essere un punto molto chiaro, perché o si arriva a dire che deve essere certificato l’invio dell’istanza di autorizzazione o solo al momento dell’ottenimento dell’autorizzazione, il che vorrebbe dire ben di più dell’averla avviata.

Quindi, probabilmente quella della connessione è un punto importante e ritengo che sia sostenibile anche da parte di tutti gli operatori elettrici, che comunque salverebbero qualcosa di quanto hanno fatto.

Per il resto, che è circa l’ottanta per cento di tutto quello che è attualmente in corso di sviluppo, cioè impianti agrovoltaici semplici, resta il grande dubbio: o si trasformano in agrovoltaico avanzato o non potranno essere autorizzati. 



di Giovanni Simoni

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